
Può la bellezza di un paesaggio interno coinvolgere più della bellezza di un paesaggio esterno?
Secondo Candida Höfer, fotografa tedesca della scuola di Dusseldorf, assolutamente sì.
La Höfer è nota per la magnificenza e il rigore formale delle fotografie che indagano “paesaggi interni”, come: musei, palazzo, biblioteche o banche disseminate in tutta Europa.
Attenta alla luce naturale, la Höfer si concentra su un approccio di tipo concettuale e senza ricorrere ad alcun tipo di ritocco digitale, realizza incredibili immagini di grande formato.
Scopriamo quindi meglio qualche dettaglio sulla biografia, le opere e lo stile di Candida Höfer.

La fotograf Candida Höfer.
Candida Höfer, la biografia
Candida Höfer nasce a Eberswalde il 4 febbraio 1944 nella regione del Brandeburgo, figlia del giornalista tedesco Werner Höfer.
Dal 1964 al 1968, studia alla Kölner Werkschulen (Cologne Academy of Fine and Applied Arts) e dopo la laurea, comincia a lavorare per alcuni giornali come ritrattista realizzando una serie sui poeti di Liverpool.
Dal 1970 al 1972, ha studiato dagherrotipia, mentre lavorava come assistente di Werner Bokelberg ad Amburgo.
Successivamente, dal 1973 al 1982, studia cinema con Ole John alla Kunstakademie Düsseldorf.
Mentre dal 1976 studia fotografia insieme a: Andreas Gursky, Thomas Struff e Elger Esser, diventando in poco tempo una delle allieve più promettenti dei coniugi Bernd e Hilla Beche della scuola di Dusseldorf.
Candida Höfer, gli anni 2000
Nel 2001 realizza 12 copie di "Les Bourgeois de Calais di Auguste Rodin", per Douze-Twelve, commissionato dal Musée des Beaux-Arts et de la Dentelle di Calais.
Ha rappresentato la Germania alla Biennale di Venezia nel 2003, insieme a Martin Kippenberger.
Dal 2004 al 2007 ha fotografato in giro per il mondo le opere iconiche di On Kawara della serie “Today”, direttamente nelle case di collezionisti privati.
Nel 2005 ha realizzato un progetto al museo del Louvre in totale assenza di spettatori o turisti, documentando: le diverse gallerie, l’arte sacra in esibizione, gli archi, le pavimentazioni e le decorazioni del museo.

Stile e soggetti preferiti della fotografa Candida Höfer
Höfer è stata una delle prime allieve della scuola ad utilizzare il colore, mostrando il suo lavoro con proiezioni di diapositive.
I primi scatti a colori degli interni di edifici pubblici come uffici, banche e sale d’attesa risalgono al 1979, quando la Höfer studiava ancora a Düsseldorf.
Se è vero che i primi successi della fotografa arrivano con una serie di scatti che mostravano lavoratori ospiti in Germania, è pur vero che la vena artistica della Höfer si trasforma in un percorso autonomo con un personalissimo approccio al linguaggio della fotografia per riflettere sui cambiamenti del mezzo ma anche della società.
La fotografa Candida Höfer mantiene intatti alcuni parametri di insegnamento tipici della scuola tedesca:
- La visione frontale per la maggior parte delle sue fotografie
- Il concetto di serie: osservando le opere di Candida Höfer, si capisce che la fotografa ha sempre voluto raggruppare le sue foto in serie in base a diverse tematiche di carattere istituzionale o geografico.
- Le grandi dimensioni con cui vengono stampate ed esposte le fotografie in occasioni di mostre
- Una forte predisposizione per la fotografia concettuale
Si specializza inoltre in fotografie di grande formato di interni vuoti e spazi sociali che riescono a catturare la “psicologia dell’architettura sociale”.
I suoi soggetti sono gli interni di grandi spazi pubblici ripresi secondo la prospettiva centrale ma privi di persone, sempre ripresi con la luce naturale diventando luoghi dove particolari e dettagli riescono a dare un senso allo spazio.

Le opere principali della fotografa Candida Höfer
“Ho iniziato fotografando gli stranieri in Germania. Ero interessata a come fossero influenzati dal nostro modo di vivere.
Ho notato come avessero modificato i luoghi dove vivevano in base alle loro esigenze, mutando anche la consapevolezza del bello.
Mi sentivo profondamente a disagio nell’interferire nelle loro vite, così mi sono avvicinata agli spazi.
Con il tempo ho compreso che i luoghi mostrano con maggiore chiarezza la loro anima, se non ci sono le persone.
Gli spazi parlano delle persone come quest’ultime parlerebbero di un ospite assente ad una cena”.
Queste le parole di Candida Höfer che parla del suo lavoro e dell’approccio alla fotografia con Interiors.
Seguono Rooms e poi Zoological Gardens del 1991 che si concentra nel raccontare gli interni degli zoo di: Germania, Spagna, Inghilterra, Francia e Olanda.

Candida Höfer e gli spazi interni
Ma il suo lavoro riesce a scoprire “la grazia nascosta” dei molti edifici pubblici come musei, biblioteche, teatri, palazzi realizzando delle meravigliose immagini d’architettura d’interni.
“Il soggetto del mio lavoro sono gli spazi pubblici e istituzionali.
Io li preferisco quando non sono ancora invasi dal pubblico.
È allora che questi stessi sanno raccontare di più sulle persone che li vivono o li hanno vissuti.
Gli spazi parlano di luce, ecco perché li immortalo nella luce stessa in cui li trovo, naturale o artificiale che sia.
Gli spazi hanno delle funzioni. Le funzioni creano analogie. Io sono affascinata dalla differenza in queste analogie”.
Una delle recenti dichiarazioni della fotografa intenta a spiegare l’approccio agli spazi interni che ritrae nella maestosità delle sue foto.

La immagini della fotografa tedesca vanno ammirate e contemplate in tutta la loro bellezza: sempre caratterizzate da estremo rigore formale, equilibrio e da una visuale sempre frontale vogliono rappresentare il bello che si nasconde ai più e che si nasconde all’interno di questi magnifici edifici.
Candida Höfer ritrae ambienti interni di edifici pubblici e privati attraverso un rigoroso equilibrio formale secondo un punto di vista frontale.
Ogni luogo, museo, biblioteca, teatro, ufficio, banche e palazzi storici sono sempre ritratti in condizione di totale assenza dell’uomo, ma con particolare attenzione nei confronti dei dettagli decorativi, illuminati solo rigorosamente dalla sola luce naturale.
La fotografa tedesca riesce a costruite una messa in scena architettonica che resta sempre del tutto funzionale alla rappresentazione teatrale del bello in modo assoluto.
Le immagini sono di formato grande, enorme, 200×250, un grande formato di stampa consentendo allo spettatore di calarsi definitivamente e completamente nei particolari dell’opera.
Ma dietro la bellezza della grandiosità e della magnificenza, tutti questi spazi raccontano un silenzio contemplativo profondo e attento.
Si tratta di spazi ritratti senza la presenza umana ma costruiti per gli uomini, ed ecco allora che paradossalmente anche l’uomo, nella sua assenza, diventa protagonista di questi ambienti nella mente degli spettatori che osservano le fotografie.
I libri fotografici di Candida Höfer
- Eco, Umberto (Autore)
I principali musei dove ammirare le opere della Höfer
Le opere della Höfer sono inserite in importanti collezioni a livello mondiale, come:
- La Bibliothèque Nationale de France e il Centre Pompidou, Parigi
- Il Centro de Arte Reina Sofia, Madrid
- J. Paul Getty Museum, Los Angeles
- Kunsthalle Basel
- Kunsthalle Hamburg
- Museum of Modern Art, New York
- San Francisco Museum of Modern Art
Le principali mostre della fotografa Candida Höfer
Alla prima mostra personale che si è tenuta alla Konrad Fischer Galerie di Dusseldorf nel 1975 ne sono seguite molte altre, tra cui:
- Architecture of absence, al Norton Museum of Art di West Palm Beach (Florida 2000-2001)
- Allo University Art Museum di Long Beach (California 2003),
- Quelle alla Rena Bransten Gallery di San Francisco (2005; 2008).
- Con la collaborazione di Martin Kippenberger ha rappresentato nel 2003 la Germania alla Biennale di Venezia.
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